Una persona che ha letto di recente il mio libro , mi ha detto di essere rimasta particolarmente colpita dal racconto "Salta e raggiungimi" (o "Il ragazzo con la molla").
Allora oggi vi propongo proprio questo ...
tratto dal libro
SALTA E RAGGIUNGIMI
Tanto tempo fa, quando ancora
l’altra metà del mondo non era stata scoperta, esisteva un luogo dove gli
uomini camminavano soltanto a piedi nudi.
Era un villaggio costruito sopra a
enormi scogliere, pavimentato quasi completamente con tappeti blu o sabbia
bianca portata dal vento.
Il sole batteva sempre forte sopra
alle piccole case di foglie di palma. Tutti indossavano solamente un lungo velo
avvolto attorno al corpo e qualche collana di perle di conchiglia.
Non si può dire che la vita non
fosse tranquilla: l’acqua arrivava grazie a un fiumiciattolo che sgorgava da
non si sa dove, il cibo cresceva in natura più che mai, il giorno e la notte si
rincorrevano regolarmente e non accadeva mai nulla di strano.
Finché un giorno una delle donne
più belle del villaggio diede alla luce una delle creature più terribili che la
popolazione avesse mai visto.
Nessuno dei presenti capiva come il
neonato potesse vivere, dato che non aveva cuore né polmoni. Al centro del corpo
aveva una sorta di spirale bianca, elastica, che girava su se stessa e che non
poteva contenere nulla.
A quella strana spirale stavano
legate le braccia, le gambe e la testa del bambino.
Inorriditi, molti si rifiutarono di
credere che quello fosse davvero un essere umano, altri lo definirono il figlio
del demonio, i più colti cercarono di appropriarsene per farne una cavia per i
loro studi.
La bella e giovane donna prese il
piccolo con sé, nascondendolo agli occhi dei curiosi e dandogli tutto l’affetto
che una madre può dare al proprio figlio.
Gli diede il nome di Bashir ma nel
villaggio tutti lo conoscevano come “il bambino con la molla” al posto del
busto, una maledizione che, secondo le credenze popolari, gli era stato
affibbiata da qualcuno che viveva oltre le scogliere.
Il piccolo fu costretto a crescere
lontano da tutto e da tutti, disprezzato, deriso ma a volte anche temuto. Non
poteva indossare il velo del popolo perché finiva sempre per incastrarsi nella
spirale della sua pancia, quindi la madre gli cucì un paio di maniche verdi e
un paio di pantaloni scuri, che furono però motivo di altre prese in giro da
parte degli altri ragazzi.
La molla di Bashir cresceva con
lui. Diventava più forte, più elastica ma anche più pesante. I piedi
cominciarono a fargli male e per lui camminare diventò sempre più difficile.
Gli altri ragazzi lo spintonavano,
si divertivano a vederlo ballonzolare da una parte all’altra o a farlo rotolare
fino ai confini della scogliera.
In una delle sue numerose cadute,
Bashir finì con la testa molto più avanti di quanto non fossero finite le sue
gambe. I suoi occhi erano oltre il confine. Vedeva al di là della scogliera
qualcosa d’azzurro…
Ma da lontano il suono della voce
della madre che lo cercava disperatamente lo ricondusse alla realtà e a fatica
tornò a casa, incuriosito dalla strana visione.
«Mamma» le chiese, «cosa c’è oltre
la scogliera? Perché nessuno ci va mai?»
«Bashir, nessuno lo sa che cosa
c’è. I saggi del villaggio raccontano di esseri malvagi, mostri, bizzarri
animali. Si sente ogni tanto uno strano rumore, ma nessuno osa andare a
vedere.»
«Non capisco perché le persone
abbiano così paura delle cose che non conoscono. Basterebbe solo avvicinarsi un
po’ e…»
«No! L’idea non ti deve nemmeno
sfiorare. È vero, la gente ha paura di quel che non vede ma ricorda che le
scogliere sono rocce appuntite, pericolose, selvagge… nessuno vi si avvicina, i
piedi scalzi si ferirebbero e nessuno riuscirebbe a correre per fuggire…»
«Fuggire da cosa?»
“Da quell’enorme mostro che vive al
di là del confine, che quando il vento ulula grida più forte, pronto a uccidere
chiunque…»
Bashir pensò per giorni a quelle
parole. Cominciò a sentirsi come quella bestia azzurra che aveva intravisto,
abbandonata, incompresa, figlia del male.
Non avendo nulla da perdere, decise
di andare a vedere che cosa c’era al di là del mondo conosciuto.
Una notte di luna piena si avvicinò
cauto al confine. Sentiva il rumore del “mostro” che riposava. Cercò di vedere
oltre… niente, solo il buio. Avrebbe voluto allungarsi di più, andare in alto
quanto il cielo per poter guardare giù.
D’un tratto qualcosa attirò la sua
attenzione. Gli parve quasi che la luna avesse gli occhi su di lui. E non si
sbagliava. Lei lo fissava, amorevole, bellissima e pura. Sorrise. I suoi occhi
erano i laghi della tranquillità. Bashir pensò fosse frutto della sua
immaginazione. E chissà, forse lo era. Forse era il frutto del desiderio del
cuore che non aveva.
«Tu devi essere il ragazzo con la
molla» disse la meravigliosa perla bianca.
«Io… io sì, ma…»
«Cosa fai solo nella notte?»
«Ecco, io… volevo vedere cosa c’è
oltre il confine, ma… non ci riesco, non ci arrivo.»
«Ma come, non ci arrivi?»
«Non mi posso avvicinare, questa
molla pesa troppo… mi farei male a camminare fino alla fine degli scogli.»
La luna sorrise di amore materno…
«Bashir, perché non provi a volerti
bene?»
Il ragazzo la guardò con aria
interrogativa. «Ma non lo vedi come sono?! Non sono niente, sono uno sbaglio
della natura, come posso volermi bene se nemmeno gli altri me ne vogliono?»
«Tu devi essere il primo a fare un
passo verso di te e poi gli altri ti seguiranno. Guarda quelle che credi siano
le tue debolezze e usale come punti di forza, solo così potrai vedere al di là
del confine, e solo così riuscirai a dimostrare anche agli altri ciò che tu
sei.»
«Come? Come faccio?» urlò Bashir
quasi disperato.
«Punta in alto, perché tu puoi più
di quel che credi. Salta e raggiungimi…»
Una nuvola portò via il dolce viso
bianco e il ragazzo rimase a fissare il cielo confuso.
“Salta e raggiungimi” …ma che
voleva dire?
Un po’ sconfortato cominciò a
saltellare sentendosi anche un po’ ridicolo.
Ma più saltava più la molla del suo
corpo si allungava e più il suo capo andava in alto!
Cominciò a saltare più in alto,
sempre più in alto. Che strano, nessuno gli aveva mai insegnato a saltare verso
l’alto… o forse nessuno credeva che un ragazzo così “strano” potesse puntare al
cielo.
Le sue gambe rimasero vicine al
terreno, ma la sua testa e le braccia si innalzarono oltre il confine spinte
dalla molla che obbediva ai suoi comandi.
Fu così che i suoi occhi andarono
oltre gli scogli e vide l’azzurro dormire: non era un animale e nemmeno un
mostro, ma un’enorme distesa d’acqua blu che infrangendosi sulla sabbia cantava
il rumore dell’orizzonte. Il ragazzo rimase a fissare quell’incanto, con i
piedi piantati nel villaggio, il busto a molla che attraversava gli scogli e la
testa sul mare.
Ormai era quasi l’alba quando uno
degli abitanti del villaggio si accorse che “il ragazzo molla” si era allungato
oltre il confine ed era arrivato dove nessuno aveva mai osato camminare.
Svegliò tutta la popolazione, la madre di Bashir corse preoccupata verso il
figlio. Lui, sorpreso di tutte quelle improvvise attenzioni, si ricompose di
nuovo in se stesso e si voltò verso la folla che per la prima volta guardò la
sua molla come qualcosa di magico e sensazionale.
«Ragazzo» disse un anziano. «Che
cosa hai visto laggiù?»
«Ho visto un gigante buono, una
distesa di tranquillità e, oltre l’acqua infinita, ho visto una terra sconosciuta.
Il mondo continua e…»
«Impossibile!» gridò un uomo tra la
folla. «Non c’è altro oltre noi! E poi, come facciamo a fidarci di quel che
dici? Noi non abbiamo nessuna prova.»
Bashir non aveva un cuore visibile
agli occhi della gente, era diverso, eppure aveva più amore di chiunque altro.
Si mise a raccogliere tanti pezzetti di legno e con dello spago creò tanti
fiocchi. Poi chiamò a se quell’uomo che non credeva a nulla e legò sotto i suoi
piedi il legno con gli spaghi.
«Ora non ti faranno male i piedi»
disse. «Seguimi e ti mostrerò quello che ho visto io.»
I due si incamminarono lungo la
scogliera, oltre il confine. Alla fine delle rocce l’uomo vide il mare e oltre
il mare una terra immensa. Incantato dallo spettacolo e preso dallo stupore
tornò al villaggio correndo, gridando come un bambino che avesse appena
scoperto l’esistenza dell’arcobaleno. Tutti si costruirono delle “scarpe” di
legno per andare a vedere l’azzurro che dorme e l’altra parte del mondo. La
molla di Bashir da allora non venne mai più considerata il male della natura,
ma un dono che gli era stato fatto perché potesse rivelare agli altri quello
che non riuscivano a vedere da soli. Quella molla che tanto odiava era il modo
che Natura aveva scelto per innalzarlo al cielo. Non a caso, infatti, Bashir
scoprì l’altra parte del mondo mentre cercava di raggiungere con un salto la
luna.
“L'essenziale è invisibile agli occhi.”
da "Il piccolo principe" di Antoine de Saint Exuperie
da "Il piccolo principe" di Antoine de Saint Exuperie
Irene P.
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